Se c’è un privilegio i religiosi non lo disdegnano affatto!

Da mercoledì 7 aprile il presidio ospedaliero del Cottolengo di Torino diventerà un centro vaccinale per i religiosi a dimostrazione del fatto che chiunque possa vantare un Santo in Paradiso non ha nessuna voglia di mettersi in coda con gli ultimi!

E quale criterio verrà usato per le religioni non riconosciute dalle Intese con lo Stato? Discrezionalità? Favoritismi? Conoscenze? Simpatia?

E quando si tratta di spartirsi la torta dei vaccini, mentre ancora anziani e categorie sensibili aspettano il propri turno ecco le dichiarazioni degli interessati:

Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha dichiarato di “apprezzare molto la decisione presa dalla Regione Piemonte nell’ottica – inclusiva e plurale – della tutela di chi esercita una missione non solo utile ma necessaria” e si è detto “molto lieto che l’Istituto del Cottolengo abbia accettato di essere il luogo in cui si effettuano queste vaccinazioni, perché esprime nel concreto la storia di solidarietà e fraternità espressa da questa istituzione e condivisa da tutta la Chiesa cattolica”.
“Vivo apprezzamento per l’iniziativa che riconosce il ruolo dei ministri di culto delle varie confessioni religiose che svolgono un pubblico servizio per la collettività” è stato espresso da Soka Gakkai Alberto Aprea, presidente dell’Istituto Buddista italiano, Rav. Ariel Di Porto, Rabbino capo della Comunità ebraica piemontese, ha parlato di “iniziativa tanto significativa quanto utile, dal momento che i religiosi in diversi contesti – sociale, didattico, liturgico,assistenziale – operano a contatto con il pubblico e potranno in questo modo proseguire con sicurezza”, Younis Tawfik, presidente dell’Unione della Comunità araba di Torino, l’ha definita “una iniziativa unica nel suo genere e nella sua umanità, in quanto non ha escluso nessuno dei ministri di culto e religiosi impegnati con le loro comunità”, Patrizia Mathieu, presidente del Concistoro Valdese di Torino, ha sottolineato che “pur nelle perduranti difficoltà di approvvigionamento dei vaccini, la Regione riconosce così l’importanza del ruolo di accompagnamento spirituale che le fedi svolgono” e che “vaccinare i pastori e le pastore valdesi e metodisti/e significa capire quanto i credenti e le credenti hanno bisogno della vicinanza spirituale e fisica dei loro ministri di culto, ma anche quanto questi e queste ultimi/e si espongono al rischio di contagio e di trasmissione del virus nello svolgimento del loro ministero”.

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