Michele Serra sulla Polonia

di Michele Serra tratto da Repubblica.it
“Nel truce computo dei fondamentalismi religiosi rischia di passare in second’ordine quello cattolico, che in Polonia è al governo e non lesina colpi bassi ai suoi oppositori.”

L’ampia inchiesta “Il cuore nero della Polonia” (Mastrobuoni-Bonini-Pertici) lascia pochi dubbi sulla natura liberticida di un governo con una forte connotazione cattofascista (Dio, Patria, Famiglia). Semplificando, ma neanche tanto, è come se in Francia fossero al potere i seguaci di monsignor Lefebvre, alla Casa Bianca ci fosse Steve Bannon, e in Italia fosse premier il leghista Lorenzo Fontana, l’ex ministro della Famiglia convinto che la Famiglia debba essere una sola: cattolica, prolifica e di destra.
La Turchia di Erdogan, con il suo nazional-islamismo, gode in Europa di una comprensibile ostilità, ma dall’Europa è fuori. La Polonia di Kaczynski è invece membro dell’Unione Europa, e dunque dovrebbe destare una inquietudine doppia, se è vero che lo spirito costituente dell’Europa fa della tolleranza una bandiera. La Polonia è sotto osservazione anche tecnicamente (nel febbraio 2020 l’Ue ha avviato una procedura di infrazione per l’assoggettamento politico della magistratura), ma è piuttosto basso il livello di allarme nell’opinione pubblica. Di Polonia si parla poco, come se la nazionalizzazione della stampa, le briglie alla magistratura, la vita dura di molti oppositori fossero l’ordinario esito di un confronto democratico e non il tentativo di impedirlo, quel confronto, costruendo uno Stato confessionale. Uno Stato Cattolico, in termini di diritto, è tanto irricevibile, in Europa, quanto uno Stato Islamico. Usasse accendere ceri anche tra i laici, accendiamone uno per la Polonia.

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